DOLORE MUSCOLARE

Danno Muscolare da Esercizio Fisico

 Esistono accese  controversie sull’origine e sul significato  dell’ “indolenzimento muscolare” il giorno seguente all’esercizio fisico inusuale, noto come “indolenzimento muscolare ad insorgenza ritardata (DOMS)”

Le domande da parte degli atleti spesso sono frequenti circa l’accusare detto indolenzimento che comunemente ed erroneamente viene scambiato per l’accumulo dell’ “acido lattico”.

Le cose stanno diversamente!

images

Si sentono atleti anche con esperienza agonistica del tutto ignari e così allenatori, non sempre tecnicamente all’altezza della situazione, dire il “dolore muscolare è normale ed è conseguente alla presenza di “acidosi” per il lavoro svolto.

Cerchiamo ora di far chiarezza.

Scientificamente si pensa che il DOMS dipende da un eccessivo lavoro muscolare. Una qualunque attività che richieda contrazioni muscolari piu’ potenti rispetto alla condizione usuale puo’ dar luogo al DOMS, vera e propria patologia.

 Ricerche recentissime comprovano come l’indolenzimento muscolare è legato all’intensità della contrazione muscolare e alla sua durata.

Gli studi  mettono in evidenza comunque come la presenza del DOMS sia soprattutto maggiormente connessa all’intensità della contrazione muscolare.

 Il DOMS presenta  le seguenti caratteristiche:

-e’ diverso dal semplice indolenzimento muscolare che si prova subito dopo l’esercizio. L’iniziale indolenzimento a breve termine è presumibilmente legato agli eventi biochimici associati all’affaticamento muscolare ( es:lavoro anaerobico lattacido congruente);

Il DOMS si presenta diverse ore dopo l’allenamento e persiste per diversi giorni (tre-quattro giorni);

-la sua entità è massima quando l’attività comporta contrazioni eccentriche, mentre è piu’ lieve con l’attività che comportano contrazioni concentriche ed isometriche;

si riscontrano elevati livelli ematici di CPK (creatinfosfochinasi) e mioglobina, fattori indicativi di un danneggiamento dei sarcolemmi muscolari.

Quindi sono state individuate, di massima ( seppure continuano le discussioni scientifiche per circoscrivere  ancora detta individuazione), le cause dei persistenti dolori muscolari in:

1)alterazioni strutturali muscolari. Come i  danneggiamenti ai livelli del sarcolemma o del reticolo sarcoplasmatico, responsabili dello sviluppo di elevate tensioni durante l’attività muscolare ripetuta (ergo: errori nella programmazione e attuazione dei volumi  e l’intensità del lavoro, ne sono degli esempi ) connessi all’intensità del medesimo (nonché agli insufficienti recuperi  compensativi  e fisiologici e rigeneranti).

2)eccessivo accumulo di acido lattico nel muscolo scheletrico;

3)aumento della temperatura muscolare dovuta all’intensa attività contrattile ( es.:ripetizioni impegnate al di sopra del consolidamento dei ritmi e della velocità di contrazione muscolare);

4)ridotto apporto ematico, con insufficienza di ossigeno nel muscolo scheletrico in attività  con comparizione di misco-spasmi associati all’indolenzimento (anche problematiche connesse alla termoregolazione: iper e ipotermia);

5)rimodellamento delle miofibrille muscolari, dopo un esercizio fisico prolungato ( es-il caso delle corse di maratona e delle ripetizioni delle stesse a brevissimo tempo una dall’altra senza i necessari e fisiologici recuperi); il rimodellamento delle miofibrille stimolerebbe i recettori sensitivi e provocherebbe il dolore muscolare;

Tutto ciò premesso, allora si infine ci porta ad una unica conclusione: il dolore (indolenzimento DOMS) muscolare non può essere confuso con l’accumulo semplice di acido lattico. Quindi sfatiamo il mito.. Questa credenza è ERRATA, l’acido lattico si smaltisce velocemente dopo l’attività fisica.

Quello che veramente si verifica con il DOMS è un micro-danno a livello delle fibre muscolari.

Note “Discussione clinica: Indolenzimento muscolare a insorgenza ritardata” pag. 257 Anatomia Umana- Martini, Timmons, Tallitsch. EdiSES) e art. scintifico Macaluso F, Isaacs AW, Myburgh KH. Preferential Type II Muscle Fiber Damage From Plyometric Exercise. Journal of athletic training 2012;47(4):414–420.

A cura di Franco Trudu