OSTEOPOROSI E ATTIVITA’ FISICA

OSTEOPOROSI E ATTIVITA’ FISICA

 A cura di Franco Trudu

(Studi – scienze motorie)

Premessa

L’osteoporosi è una malattia sistemica dello scheletro, caratterizzata da una ridotta massa ossea e dal deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo (riduzione per densità ossea), con conseguente aumento della fragilità e predisposizione alle fratture, in particolare dell’anca, della colonna vertebrale e del polso. E’ una malattia silenziosa e può progredire durante il corso della nostra vita; non dà sintomi se non associata a delle fratture. Colpisce il 33% delle donne tra i 60 e i 70 anni di età, il 66% di quelle oltre  80 anni, è meno diffusa negli uomini, circa il 20%

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Cause

La medicina non fornisce con esattezza le cause e l incidenza dell’ osteoporosi, ma  ci  indica che essa incide sul normale  processo di rimodellamento osseo. Le ossa, infatti, cambiano continuamente, nuovo tessuto osseo viene fabbricato, mentre il vecchio viene distrutto (riassorbimento). Quando siamo giovani l’organismo produce più tessuto osseo di quanto ne distrugge, quindi la massa ossea aumenta fino a raggiungere il picco verso i 30 anni. Successivamente il “rimodellamento osseo” continua, distruggendo però più tessuto osseo di quanto non  ne crei. La probabilità di ammalarsi di osteoporosi  quindi dipende dalla massa ossea raggiunta tra i venti e i trent’anni (picco di massa ossea) e dalla velocità con cui la si distrugge in seguito. Maggiore è il picco di massa ossea, maggiore è la quantità di tessuto osseo “di riserva”, e meno probabilità si hanno di ammalarsi di osteoporosi nella vecchiaia.

Fattori di rischio

  • età (età adulta- anziani);
  • genere (femminile);
  • fattori genetici (altri casi in famiglia);
  • sedentarietà (limitata attività fisica);
  • alimentazione (scarsa di calcio e vitamina D, che serve per assorbire il calcio, e esposizione al sole, che serve per sintetizzare autonomamente la vitamine D -ciò avviene nel sottocute grazie all’azione degli ultravioletti)

 

Sul punto non è trascurabile richiamare anche l’attenzione sull’accrescimento osseo, durante l’età evolutiva, puberale e adolescenziale, circa tutte le attività preventive fisiche (tecniche di allenamento, carichi-sovraccarichi, volumi di lavoro,  che sarebbe necessario adottare con dovuta competenza per impedire la compromissione del normale accrescimento delle ossa (lunghezza e larghezza).

Osteoporosi ed esercizio fisico

L’osso in accrescimento risponde più al carico meccanico e all’esercizio fisico rispetto all’osso maturo, suggerendo come un regolare esercizio fisico in età giovanile sia un importante fattore di prevenzione dell’osteoporosi nella tarda età.

Lo scheletro dell’adulto cresce in modo rapido durante l’adolescenza e diviene definitivamente maturo tra i 20 e i 30 anni, epoca in cui si raggiunge il picco di massa ossea, il picco di massa ossea è maggiore in relazione ai carichi di impulso che l osso subisce in sinergia con le contrazioni muscolari.

Oltre ad altri fattori, come quelli ormonali, la forza delle ossa dipende come già accennato dalle loro dimensioni e dalla densità; la densità, a sua volta, dipende in parte dalla quantità di calcio, fosforo e altri minerali contenuti nelle ossa. Se la densità ossea, e quindi dei minerali in essa  contenuti, è ridotta rispetto ai valori normali, diminuisce anche la capacità strutturale dell’osso stesso  causando la patologia della “fragilità ossea”.

Oltre alla terapia farmacologica che in questo lavoro trascuriamo, possiamo allora richiamare l’attenzione sulle misure e terapie preventive come l’esercizio fisico.

 Prevenzione

L’attività fisica nei soggetti osteoporotici anziani esposti al rischio di cadute con conseguenti possibili fratture, può essere usata come strumento di prevenzione delle cadute stesse in quanto si mantiene l’efficienza dei sistemi deputati all’equilibrio; ciò evita la perdita dell’equilibrio anche in gesti molto semplici come il cammino o il superamento di un piccolo ostacolo come un gradino.

Si mantiene l’efficienza dei sistemi deputati al controllo motorio e la forza muscolare, il soggetto  in caso di caduta, ha maggiori possibilità di rialzarsi senza  danno, l’’esercizio fisico può aiutarci a costruire ossa più forti e a rallentare così il processo che porta all’osteoporosi.

L’attività fisica fa sempre bene alle ossa, indipendentemente da quando si inizia. Si ottengono i benefici maggiori se iniziamo a fare attività regolarmente da giovani e continuiamo per tutta la vita.

Terapia tecnico-sportiva

È consigliabile affiancare gli esercizi per la forza a quelli per la resistenza. I primi ci aiuteranno a rafforzare  muscoli e le ossa delle braccia e della parte alta della schiena, mentre i secondi quelli per la resistenza (camminare, fare jogging, correre, fare le scale, saltare la corda, sciare o praticare sport a impatto globale, ecc.) coinvolgono soprattutto le ossa delle gambe, il femore e la parte bassa della schiena. Nuotare, andare in bicicletta e allenarsi sulle macchine, ad esempio sulle ellittiche, possono rappresentare un buon allenamento cardiovascolare, ma questi esercizi sono a basso impatto, e quindi non sono efficaci per stimolare la strutturazione delle ossa, infatti lo stimolo per l’aumento della densità ossea è dato dalle vibrazioni che l osso e le strutture tendine subiscono in concomitanza con la presenza di estrogeno e testosterone, che nel nuoto e in sport a scarso impatto a terra non sono presenti.

L’esercizio fisico comunque  non può essere consigliato come sostitutivo della terapia farmacologica (ormonale) durante la menopausa, eventualmente individuata dal medico ma ne è parte coadiuvante come forma di stimolo.

Bibliografia: Medicina fisica e riabilitativa – Fusi; Malattie dell’Apparato locomotore- Picerno-:  Malattie dell’Apparato locomotore- Picerno, da lezioni   di  Scienze delle attività motorie e preventive 2015-2016).